mercoledì 28 agosto 2013

Gli Usa colpiscono la Siria per attaccare i siti nucleari iraniani



Quando nel 2000 Bashar Hafiz al-Asad subentrò alla presidenza della Siria, l'occidente sperò che il giovane Asad, studi londinesi, potesse imprimere una svolta moderata alla politica siriana; invece ci si rese conto subito che egli avrebbe continuato la politica del padre. Dal 1963 In Siria vige la legge marziale che i presidenti siriani, Asad compreso, hanno sempre giustificando additando al terrorismo l'organizzazione delle proteste anti regime. La legge marziale conferisce al presidente potere molto ampi, praticamente si tratta di dittatura. Dal 2011, nel più ampio contesto della primavera araba, le proteste si fecero sempre più decise e altrettanta fu la furia repressiva di Asad: si parla fino ad oggi di 17000 vittime. Nei giorni scorsi, pare abbia usato anche armi chimiche contro la sua stessa popolazione: una foto drammatica viene diffusa in tutte le testate del mondo e mostra i corpi senza vita di numerosi bambini e ragazzi. L'occidente non può restare a guardare e si prospetta un attacco militare della durata presumibile di due-tre giorni per disarmare e destituire Asad. A questo punto è lecito porsi una domanda: un attacco aereo può disarmare Asad e privarlo di armi da fuoco e baionette, mezzi che utilizza per le repressioni? Con tutta probabilità direi di no, anche perché le armi a sua disposizione saranno distribuite su tutto il territorio siriano e dunque, a tal fine, che senso ha bombardare caserme  e depositi? Non è credibile. Dunque i fatti sono due: o si punta ad eliminare fisicamente Asad oppure si punta a qualcosa'altro. Eliminare fisicamente Asad non risolve la questione, perché entrerebbe in gioco il suo secondo. C'è qualcos'altro. Cosa? Il programma nucleare iraniano. Vediamo. Certamente l'uso di armi chimiche, che giustifica l'imminente attacco militare, è cosa da condannare fermamente; ma i morti sono morti e quei 17000 morti per armi da fuoco non sono diversi da quei 300 morti per l'uso delle armi chimiche. Perché l'occidente non è intervenuto prima? Risposta cinica: la Siria non è uno stato particolarmente provvisto di materie prime e petrolio e non offre particolari opportunità. Allora perché l'intervento? La chiave di lettura sta in quello che è accaduto in Iran: le lezioni hanno portato al potere il riformatore Hassan Rouhani e l'occidente ha sperato che potesse rappresentare un cambio di direzione rispetto alla politica anti-occidentale di Mahmud Ahmadinejad. Dopo poche settimane le dichiarazioni aggressive di Rouhani verso Israele e l'intenzione di proseguire il progetto atomico hanno smorzato le speranze di USA ed Europa di risolvere pacificamente la questione iraniana. Dunque il problema rimane ed in particolare rimane il programma atomico iraniano che, nella migliore delle ipotesi, è solo vicina alla realizzazione di ordigni nucleari; ma molto probabilmente li ha già in forze. Dunque l'Iran va denuclearizzato, con le cattive maniere. L'occasione, è qui torniamo al punto, si presenta con il presunto uso di armi chimiche da parte della Siria: l'occidente interviene a difesa della popolazione siriana, l'Iran, spara per ritorsione razzi o missili su Israele, gli USA sono legittimati ad estendere gli attacchi in Iran e hanno l'occasione di radere al suolo siti nucleari e strategici iraniani., A posteri l'ardua sentenza.

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