sabato 1 giugno 2013

Riduzione dell'orario di lavoro

Negli ultimi 30-40 anni abbiamo assistito, al graduale ingresso della donna e dei computer nel mondo del lavoro: cambiamenti sulla carta molto positivi (da più punti di vista), ma che hanno stravolto l’equilibrio occupazionale dei paesi occidentali, determinando un aumento della richiesta di lavoro ed una parallela contrazione dell’offerta di lavoro. Nessuno si è preoccupato di questo. Per alcuni anni, le famiglie che hanno potuto disporre di due stipendi, hanno conosciuto un periodo di aumentato benessere; poi, il mercato, cinico, ha riequilibrato i prezzi ed oggi il potere di acquisto di una famiglia, in cui entrambi i coniugi lavorano, corrisponde all'incirca a quello di una famiglia monoreddito degli anni passati. Le famiglie monoreddito, invece e di conseguenza, sono sull'orlo della povertà: la loro situazione è drammatica. E allora se si vuole abbattere la disoccupazione e il disagio sociale è necessario ridurre per legge l’orario di lavoro e in proporzione lo stipendio (altrimenti le imprese non possono sopportare l’aggravio), senza preoccuparsi di perdere potere d’acquisto perché dopo un anno il riequilibrio naturale dei prezzi avrà ripristinato quello iniziale con la differenza che ci sarà piena occupazione e più vivibilità umana e sociale; inoltre vietare il lavoro straordinario e il doppio lavoro pubblico-privato (i governi stanno facendo l’esatto contrario).

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