giovedì 16 aprile 2009

>> La ricostruzione spetta alle imprese abruzzesi

Il terremoto del 6 aprile 2009 ha colpito la provincia dell'Aquila ed è stato devastante. Migliaia di edifici crollati. Abitazioni, scuole, ospedali, uffici pubblici inagibili. Perdite umane gravi, paesi totalmente distrutti, il capoluogo della regione evacuato, 50000 sfollati. Le istituzioni hanno fatto sentire la loro presenza; l’emergenza è stata gestita correttamente e con grande razionalità. L’intera nazione ha elaborato e realizzato numerose forme di solidarietà, denaro, cibo, assistenza. In questi difficili giorni gli Abruzzesi hanno mostrato una grande dignità. Nessun tragico vittimismo. Dolore, tanto dolore, ma anche tanta voglia di ripartire. Ora, superata la primissima fase dell’emergenza, se ne presentano altre. Luce, acqua, gas, servizi igienici in attesa dei container. E subito dopo deve partire la ricostruzione. Ma quello che va ricostruito è anche il tessuto economico, sociale ed occupazionale della provincia, fortemente ridimensionati. Un barlume di speranza, però, si può intravedere: i grandi effetti positivi che l’apertura di migliaia di cantieri, ora indispensabili, può determinare nella nostra regione. Lavoreranno geometri, architetti, ingegneri, progettisti, fornitori di materiale edile, idraulici, elettricisti. Nuove imprese edili potranno nascere e crescere. Insomma tutto l’indotto incontrerà, da questo punto in poi, enormi potenzialità di sviluppo. Aumenterà la circolazione del denaro e ne risentiranno positivamente tutti gli altri settori. Ma, ed è qui il punto che vorrei sottolineare, se passa la proposta avanzata di suddividere la ricostruzione in 100 progetti ed affidarne uno ad ogni provincia italiana, la ripresa economica per l’Abruzzo potrebbe allontanarsi. Non è molto chiaro, ma pare di capire che questo progetto consista nell’affidare ad ognuna delle cento province, la responsabilità e le prerogative di una parte dei lavori cantierabili e delle rispettive gare di appalto che dovranno essere indette. La proposta, sembrerebbe buona e solidale, ma a ragionarci bene, ridurrebbe drasticamente le opportunità di intrapresa e lavorative per gli abruzzesi e quindi gli effetti positivi di cui parlavo prima. E’ certamente vero che la crisi occupazionale, investe tutto il paese ed è quindi ragionevole che il governo se ne faccia carico, ma è ancora più vero che in questo momento, l'Abruzzo, è in una fase di crisi e difficoltà, decisamente maggiore rispetto al resto della nazione ed ha la necessità di dare una spinta all’imprenditoria per ricostruire velocemente gli edifici e le abitazioni, ma anche e soprattutto il substrato economico, sociale ed occupazionale della regione. Per questo credo che la ricostruzione, finanziata dallo stato centrale, debba spettare alle imprese abruzzesi e soltanto quello che le imprese abruzzesi non riescono a colmare possa essere appaltato fuori.

3 commenti:

Vittorio ha detto...

Andrea sono d'accordo con te al 100%!
Non c'è null'altro da aggiungere!
Vittorio

Andrea Polidoro ha detto...

Ti ringrazio, grazie anche per la pubblicazione su http://ragazzidichieti.it

liggio ha detto...

La ripresa non può che avvenire necessariamente col sostegno finanziario esterno, ma ogni opera dovrà essere approvata e condotta dagli abruzzesi stessi. E soprattutto stavolta si dovranno evitare rischi di speculazione, agendo in trasparenza e nel rispetto delle norme.