mercoledì 21 dicembre 2011

>> E' la meritocrazia dov'è?

Ormai non se ne parla neanche più. E invece l'introduzione del criterio meritocratico in tutti gli ambiti della vita sociale, sarebbe lo strumento più logico per dare stimoli alle persone e superare l'attuale crisi che si rivela sempre più culturale, oltre che economica. Si parla di aumentare l'età pensionabile, le aliquote fiscali e altre tasse, addirittura di abrogare l'articolo 18. Ma non si affronta il problema di fondo della nostra società: veniamo trattati tutti nella stessa maniera, indipendentemente dai nostri meriti e dai nostri demeriti. Anzi, paradossalmente, talvolta succede che più ci si comporta bene, più si viene penalizzati (mi riferisco ad esempio agli onesti contribuenti e agli evasori: chi ha più soldi a fine mese?)

Per superare l'attuale crisi e rendere il nostro paese competitivo è necessario innescare un meccanismo virtuoso che stimoli le persone a migliorarsi, crescere culturalmente, civilmente, eticamente. In un parola ad evolvere. Bisogna introdurre il principio meritocratico in tutti gli ambiti e in tutte le occasioni della vita sociale e civile. Qualche esempio: quanti giorni di ferie attribuire ad un impiegato? Dipende. Dipende da quante ne ha meritate. Se è stato bravo ne avrà, ad esempio, quaranta, altrimenti anche solo venti, se risultasse uno scansafatiche. Quanto deve essere lo stipendio di un operaio? Dipende. 1900 euri o 1200 euri, dipende dall'impegno che ha messo nel lavoro. Nelle scuole si potrebbero prevedere più giorni di vacanza per gli alunni meritevoli; l'età pensionabile potrebbe  essere modulata in base ai meriti e ai demeriti conseguiti nel corso della propria carriera lavorativa; le multe stradali variabili in base al numero di recidive: se è la prima volta che paghi una multa per eccesso di velocità paghi un minimo, ma se sei recidivo l'ammontare della multa sale. Quale tariffa pagare per i rifiuti? Dipende da quanto differenzi. Le stesse aliquote fiscali potrebbero crescere qualora si venga pizzicati ad evadere e scendere nel caso di una onesta condotta pluriennale. E via dicendo. Alcuni obiettano che non è semplice valutare in maniera oggettiva l'operato e i risultati prodotti. Non è semplice, ma non diventi un alibi! E' sicuramente possibile e soprattutto ne vale la pena. Quindi, fermo restando che una società deve rimanere solidale verso chi non ha le possibilità, essa deve, però, rendersi intransigente verso gli scansafatiche e premiante verso i meritevoli. Solo così un paese può essere competitivo e crescere, in barba a tante "manovre per lo sviluppo" che continuano a spostare le caselline ma che non vogliono vedere i nodi culturali e comportamentali che stanno condannando il nostro paese ad una lenta ed inesorabile infelice decrescita.

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