Le comuni bollette di acqua, luce e gas si basano su un sistema di applicazione delle tariffe assolutamente disincentivante verso il risparmio energetico e della risorsa idrica, di cui avremmo tanto bisogno per svariati motivi, non ultimi quelli di approvvigionamento. Una quota molto alta della bolletta è dovuta a spese fisse di abbonamento, rete, tasse e quant'altro. Solo una piccola quota si riferisce al consumo vero e proprio. Questo sistema non stimola le persone a consumare meno, perché, ad esempio, nell'ipotesi ardita di un dimezzamento dei consumi (cosa di per sé estremamente impegnativa), la bolletta si abbatte massimo del 10-20% e non del 50%! Se si riesce, in maniera verosimile, ad abbattere il consumo del 20-30 %, l'impatto sulla bolletta finale è praticamente irrisorio; dunque nessuno è incentivato a risparmiare. Se invece si fatturassero le bollette a consumo, allora il virtuosismo verrebbe premiato perché l'importo della bolletta verrebbe tagliato esattamente in maniera proporzionale all'abbattimento dei consumi. Per ipotesi, se si tagliassero i consumi del verosimile 20%, la bolletta scenderebbe proprio del 20% e a quel punto ne varrebbe la pena. Basta una piccola norma.
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