Pensavamo di trovare nuovi mercati e invece sono stati i nostri mercati ad essere trovati; pensavamo di esportare diritti e democrazia e invece il nostro welfare sta implodendo. La globalizzazione, una delle idee più condivise degli ultimi decenni, si è rilevata la causa strutturale dell'attuale crisi economica. Il nostro sistema produttivo si è trovato, pressoché all'improvviso, a competere con mercati altamente competitivi su qualità e soprattutto prezzi. Gli stati hanno cominciato ad offrire inutili aiuti a pioggia; il debito pubblico, anche per altri meno nobili motivi, è salito continuamente; i governi hanno dovuto aumnentare tasse e balzelli; il sistema produttivo si è indebolito ancora di più; i prodotti non si vendono; i disoccupati aumentano. E i governi che fanno? Giocano al gioco dei quindici. Ve lo ricordate? Si tratta di quelle 15 caselline, ciascuna riportante un numero da uno a quindici, che si spostano in uno spazio da sedici posizioni; lo scopo è mettere in ordine i numeri. Ci abbiamo giocato tutti da piccoli. I governi fanno la stessa cosa: spostano le caselline, ma lo scenario rimane sempre quello! Le aziende hanno un carico fiscale spaventoso; già devono competere con aziende straniere che pagano meno la manodopera, in più hanno uno sfinimento di vincoli burocratici e in più i servizi erogati dallo stato sono per lo più modesti. E' necessario che lo stato si liberi di quella quota, veramente cospicua, di fannulloni e lavativi che appesantiscono le attività della pubblica amministrazione, la rallentano, la peggiorano; che rubano lo stipendio senza contribuire all'efficienza dei servizi. Poi c'è un'altra quota di dipendenti pubblici , e sono quelli che ritrovano sulle proprie spalle anche quello non svolto dai colleghi viziati, che svolgono con impegno e senso di responsabilità il proprio ruolo all'interno della p.a.: essi vanno valorizzati. Se lo stato offre servizi migliori; se la burocrazia si snellisce; se la p.a. diventa l'alleato migliore per la crescita del paese; se si combattono l'evasione fiscale e la malavita, abolendo l'uso del contante e si riduce drasticamente la rappresentanza e i benefici della politica allo stretto necessario, le cose funzioneranno meglio, le tasse potranno calare significativamente e il sistema produttivo respirare e crescere. Viceversa le aziende saranno costrette ad abbattere i costi azzerando la dignità sociale dei lavoratori, spremendoli come limoni, oltre che pagarli con stipendi da fame.
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