domenica 18 novembre 2012

>> Lettera di riflessione sulla sanità al Presidente Chiodi

Gentile Presidente, spero che attraverso i canali della stampa questa lettera possa arrivarle. E' ormai convinzione diffusa che l'obiettivo prioritario della politica, sia essa regionale, nazionale o locale, sia quello della stabilità e del rigore finanziario. Mi permetta ma credo che ciò sia profondamente sbagliato. La sostenibilità economica è certamente un requisito che la politica deve ottemperare, ma se ci riflette, per ottenerla basterebbe chiudere tutto: il bilancio sarebbe matematicamente in pareggio. La sostenibilità economica è e sarà sempre un requisito, non l'obiettivo. L' obiettivo è il bene comune, l'erogazione di servizi, la tutela dei deboli, l'ampliamento dei diritti, il benessere collettivo, la sicurezza, la salute pubblica. Ed è in particolare di quest'ultimo punto che vorrei parlarle. Risanare i conti della sanità abruzzese è certamente un merito del quale ella può andare fiero, ma tenga presente che ciò che serve è una sanità regionale che nel momento del bisogno ti risolva i problemi e ti salvi la vita se l'hai in pericolo. Io spero che ella goda di ottima salute e lo stesso godano le persone che le sono care e in generale tutti gli esseri umani, ma se si è mai trovato a vivere momenti difficili nei quali la sua vita o quelle delle persone care è stata in pericolo si sarà reso perfettamente conto che del pareggio di bilancio non gliene fregava davvero un tubo. Ciò che le interessava era di poter avere certezza che i medici fossero in grado di salvarle la vita. Sono convinto che concorderà con me. Purtroppo quegli 80 euro che ritroveremo sulle baste paga come esito positivo del suo buon lavoro sul risanamento della sanità non ci consola se abbiamo dei problemi di salute seri. Il più delle volte nei momenti di vera difficoltà i cittadini abruzzesi continuano ad espatriare e farsi curare in altre regioni, specie in quelle del nord dove ci si sente più sicuri e si ha maggiormente l'impressione che le cose funzionino meglio e che i medici siano più preparati. Non è nelle mie possibilità fare questo confronto che richiede certamente una conoscenza approfondita dei casi e delle strutture. Le dico, però, che sono in totale disaccordo quando si sostiene che per avere dei medici migliori bisogna pagarli di più. No, fortemente No. Sono convinto che i medici migliori siano quelli che vivono la professione non come un lavoro, ma come un passione. Fare il medico non è un lavoro. Prima lo ammettiamo, meglio è. Fare il medico deve essere una missione. Ed è una missione che richiede concentrazione e full immersion nelle problematiche. Diffido fortemente di quei luminari che girano continuamente per convegni e congressi. A parte che ormai gli strumenti tecnologici permetterebbero di farli davanti ad un computer in tele-conferenza raggiungendo una platea ben più ampia e risparmiando denaro a dismisura. Ma aggiungo che, i medici devono si confrontarsi ed apprendere le nuove frontiere, ma sostanzialmente, DEVONO OCCUPARSI DEI MALATI, immergersi totalmente nelle corsie degli ospedali, negli studi e nelle sale operatorie. Conferenze e congressi si, ma, gentile Presidente, ci sono medici che fanno solo quello! Si elevano al punto tale che non è più possibile neanche vederli! Girano per l'Italia e per l'Europa a caccia di notorietà, che poi sfruttano per gonfiare le parcelle degli studi nei quali poi neanche visitano direttamente. E allora Presidente, basta! La salute è una cosa seria. Dunque, se vuole dare un segnale forte in tal senso, innanzitutto impedisca a chi lavora nelle strutture pubbliche di fare anche attività privata. Guardi, se io fossi un medico cadrei nella tentazione di rallentare i lavori nella struttura pubblica per favorire la mia attività privata e magari sfruttare il mio potere per far scavalcare le liste di attesa. Mi perdoni, ma io sono fatto così. Lo farei. E siccome, potrei anche prendere una laurea in medicina (con la mia laurea vedrei riconosciuti già diversi esami), faccia in modo di impedirmi di attuare questa tentazione qualora dovessi riuscirci! Non scherziamo Presidente, è UNA COSA SERIA. E poi ripulisca gli ospedali e la sanità dal DIO denaro. Si convinca che dove ci sono prospettive di forte guadagni, non c'è passione e vera competenza. Lasci che negli ospedali entri chi ha davvero voglia di fare bene e non ambizioni economiche. Si convinca che è molto meglio farsi curare da uno sconosciuto appassionato di medicina che da un luminare a cui sta poco a cuore la sua vita. Vede Presidente, quando io entro dentro un ospedale per ricevere cure per me o per una persona cara, prego il Signore che non si presenti al mio cospetto un pezzo grosso della medicina, ma un giovane specializzando pieno di iniziativa. Mi sento più sicuro; perché egli ha una dote essenziale: l'umiltà. Egli affronta l'anamnesi con attenzione e con le orecchie aperte. Vuol capire davvero qual è il problema. Poi, eventualmente tira fuori la diagnosi. C'è invece chi ha la diagnosi a portata di mano, precotta, pronta per l'uso. Ho assistito medici scambiare un carcinoma della pelle per un eczema! Non scherziamo. L'umiltà è la "conditio sine qua non" per l'apprendimento e il miglioramento delle proprie conoscenze e competenze. Quando viene meno l'umiltà, magari per effetto di qualche effimero riconoscimento o perché si ha la tasca troppo piena e la testa fra le nuvole, il processo di apprendimento si arresta e le conoscenze cominciano a decrescere, infelicemente. Si fidi, è così. L'umiltà, glielo ripeto. L'umiltà. Convochi tutti i medici della nostra regione e discerna in base a questa qualità, non commetterà errori.

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